Legale

Whistleblowing: gli adempimenti per le imprese entro il 17 dicembre 2023

20 Ottobre 2023
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Secondo il D. Lgs. n. 24 del 2023, cosiddetto “whistleblowing”, entro il 17 dicembre 2023 le imprese, che hanno impiegato nell’ultimo anno una media di lavoratori subordinati tra 50 e 249, sono tenute a conformarsi agli obblighi in materia di whistleblowing.

Il decreto è già in vigore dal 15 luglio 2023 per le imprese con una media di lavoratori subordinati nell’anno precedente superiore a 249.

Cos’è il whistleblowing?

Con il termine “whistleblowing” (letteralmente significa “soffiata”) si intende una segnalazione anonima dei dipendenti sugli illeciti riscontrati sul posto di lavoro.

Negli ultimi anni la disciplina riguardo il whistleblowing è diventata sempre più articolata, con lo scopo di attribuire ai soggetti segnalanti (“whistleblowers”), nonché a quelli interessati dalla segnalazione, una tutela specifica in tema di riservatezza dei dati personali e, allo stesso tempo, consentire l’emersione di condotte illecite realizzatesi nei contesti aziendali.

Quali sono gli obblighi del datore di lavoro in materia di whistleblowing?

I datori di lavoro devono attivare canali di segnalazione interni ed esterni e predisporre apposite procedure di gestione delle segnalazioni.

Le segnalazioni andranno gestite da personale dedicato e appositamente formato, e potranno anche essere delegate a professionalità esterne all’azienda, che comunque dovranno garantire, tramite le citate procedure, la riservatezza dell’identità del segnalante e impedire la diffusione indiscriminata dei contenuti della segnalazione.

Il trattamento dei dati personali e la documentazione relativa alle segnalazioni dovranno peraltro essere gestiti rispettando le regole e i principi contenuti nel GDPR e nel Codice Privacy, che ormai si applicano a tutti i trattamenti di dati svolti in un contesto imprenditoriale.

Le sanzioni Anac se non si rispettano gli obblighi del decreto whistleblowing

Il mancato rispetto della disciplina comporta l’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie di importo significativo da parte dell’Autorità Nazionale Anti-Corruzione (ANAC), nonché di possibili sanzioni aggiuntive applicabili dal Garante Privacy in caso di violazione della disciplina sul trattamento dei dati personali.

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